Le parole sono importanti, sempre. L’ho già detto in un post di qualche tempo fa.
C’è chi afferma addirittura che le parole possano avere un potere “creativo” e, a seconda di quello che “proclamiamo”, possano cambiare tutto. Ecco, magari così si esagera un po’.
Ma quello che diciamo ha comunque un peso specifico rilevante, ad esempio nelle nostre relazioni.
Proverbi 12:18 ci mette di fronte a due situazioni: una parola violenta e affrettata, che trafigge come una spada, e una parola di saggezza, che sistema, ricostruisce, guarisce.
La parola senza riflessione è quella delle litigate furiose, dell’incomprensione non chiarita, del presupposto sbagliato, dell’orgoglio ferito, del pregiudizio immotivato. Basta un niente, qualcosa che ci fa scattare, ed eccola lì: la lama che si sfodera dalla nostra bocca (o dalle nostra dita sulla tastiera) e affonda il colpo. Quanti danni che combiniamo, vero?
La parola che guarisce è quella del saggio, che non è per forza il classico venerando in cima alla montagna, ma semplicemente qualcuno che sa come e quando parlare, e questo implica attesa, riflessione, profondità: qualcosa che oggi spesso sembra inconcepibile, perché “HOVISTOCHEHAILETTOILMESSAGGIOBENTRENTASETTEMINUTIFAEANCORANONMHAIRISPOSTO!!!”.
Sempre nel libro dei Proverbi si mettono in risalto due cose: tempo e modo. La parola detta al momento giusto “è buona” (Proverbi 15:23) e le parole gentili (il termine originale fa riferimento alla grazia) sono “salute alle ossa” (Proverbi 16:24).
Gesù, come al solito, in questo è il nostro esempio: mai una parola fuori posto, mai una parola senza efficacia, mai una parola vuota. Già, ecco perché le Sue parole ancora oggi guariscono le anime, sono “spirito e vita” (Giovanni 6:63).
Quindi credo che il primo passo verso la saggezza sia proprio fare nostre le parole di Gesù. Con Lui è difficile sbagliarsi.
PS: Se questo discorso ti è sembrato un filino buonista, troppo zuccheroso, presto andrò all’altro lato della medaglia, a quello delle ferite che ci fanno bene …