Quella della serie tv brasiliana “La Prima Tentazione di Cristo” è l’ultima di una serie infinita di provocazioni che ogni tanto prendono di mira la figura di Gesù. Dai graffiti romani che Lo raffiguravano sulla croce con una testa di asino fino alle vignette di Jenus, la storia è piena di derisioni più o meno velate alla Persona più famosa della storia.
Ovviamente con i social questi contenuti corrono e si diffondono più velocemente, e cavalcano l’ondata di indignazione di credenti e religiosi che li rilanciano attraverso post di “denuncia” o petizioni come quella a suo tempo che chiedeva a Netflix di cancellare una serie che però andava in onda su Amazon Prime Video. Queste campagne social si sono quasi sempre rivelate poco efficaci, se non a fare pubblicità gratuita a contenuti di dubbio gusto.
È sbagliato sentirsi offesi o arrabbiati? Ovviamente no, anzi è del tutto ovvio, soprattutto se prendono in giro la persona a cui tieni di più raffigurandola in modo distorto, dimostrando di conoscere ben poco la storia e il Vangelo.
Ma le provocazioni mirano proprio a questo, a irritarci per provocare una reazione, si aspettano questo ed è uno dei loro obiettivi. Tutti abbiamo vissuto la scuola, e le prese in giro dei bulletti non sono altro che una ricerca di attenzione e reazione.
Cosa ci insegnano in tutto questo i primi cristiani? Che davanti alle offese non si fa il loro gioco. Gesù, d’altronde, cosa fece davanti agli sputi e agli insulti?
I discepoli di Gesù sono stati fin da subito oggetto di offese, minacce e persecuzioni, ma non hanno risposto andando in giro per Gerusalemme a fare petizioni, o aizzando la folla contro gli avversari … questo successe qualche secolo dopo, quando il cristianesimo cominciò a snaturarsi.
La risposta di chi ha messo “sottosopra il mondo” era annunciare la verità su Gesù e proclamare il Suo messaggio, dimostrandolo anche con la vita. L’apostolo Paolo denuncia chiaramente l’incoerenza religiosa come causa delle bestemmie verso Dio. Quando saremo luce, si vedrà la differenza in un mondo avvolto dalle tenebre.
A chi prende in giro Gesù possiamo mostrare che Lui non è quello che rappresentano, non è il Gesù di una religione ipocrita e moralista che si divertono a sbeffeggiare, ma il Gesù che è morto anche per le persone che lo hanno inchiodato su una croce.